Plutone nei Segni Plutone nelle Case

i n f o r m a t i v a   g e n e r a l e

  il Caos ed il Caso

È il mo­men­to di sof­fer­mar­si sui con­cet­ti di Caos e di pos­si­bi­le ca­sua­li­tà, in ap­pa­ren­za equi­va­len­ti (nel­la Lin­gua ita­lia­na ba­sta in­ver­tir­ne due let­te­re per sci­vo­la­re dall'uno all'al­tro), ma che deb­bo­no il loro sen­so ad un'ori­gi­ne af­fat­to di­ver­sa.
Il pri­mo in­di­ca lo sta­to con­se­guen­te una di­sgre­ga­zio­ne più o meno to­ta­le, il che non esclu­de una fi­na­li­tà, anzi, tut­to nel cre­a­to la­scia in­ten­de­re che que­sta sus­si­sta a pie­no ti­to­lo, qua­le Vet­to­re in­trin­se­co di ogni con­se­guen­te ma­ni­fe­sta­zio­ne.
Il se­con­do trae spun­to da una con­ce­zio­ne emi­nen­te­men­te uma­na, un'eti­chet­ta ten­den­zio­sa­men­te ap­pic­ci­ca­ta all'in­spie­ga­bi­le; in bre­ve una pura e sem­pli­ce pro­ie­zio­ne del­la no­stra na­tu­ra­le igno­ran­za.
Il Di­zio­na­rio Devoto - Oli (più vol­te ri­fe­ri­to), in­tro­du­ce “càos” in que­sti ter­mi­ni:
1. Pres­so i fi­lo­so­fi an­ti­chi, il di­sor­di­ne uni­ver­sa­le del­la ma­te­ria, pre­ce­den­te al co­smo. …
-etim-
Dal la­ti­no cha­os, gre­co kháos `ba­ra­tro'.
e “caso” come:
1. Av­ve­ni­men­to for­tu­i­to, ac­ci­den­ta­le, im­pre­vi­sto; per c., ac­ci­den­tal­men­te, sen­za l'in­ter­ven­to del­la vo­lon­tà (l'ho in­con­tra­to per c.); a c., sen­za al­cu­na pre­ci­sa in­ten­zio­ne o con­si­de­ra­zio­ne (apri­re il li­bro a c.) -etim-
Dal la­ti­no ca­sus -us `ca­du­ta', trat­to da ca­de­re `ca­de­re'; ….
È cu­rio­so no­ta­re come an­che nel­la 2ª ac­ce­zio­ne gli an­ti­chi si man­te­nessero più vi­ci­ni ad un'idea di con­se­quen­zialità che non di dis­so­ciata ac­ci­den­ta­li­tà, po­i­ché la ca­du­ta im­pli­ca una con­di­zio­ne pre­e­si­sten­te: ciò non man­ca di ri­far­si ad un pas­sag­gio di sta­to, che a sua vol­ta pre­sup­po­ne un rap­por­to di ca­u­sa-ef­fet­to ed una po­ten­zia­le lo­gi­sti­ca, an­che nel ri­sta­gno più cupo e sta­ti­co. Allo stes­so tem­po, il pri­mo par­te­ci­pa all'idea del­la più to­ta­le non­cu­ran­za con­trap­po­nen­do allo sta­to ca­o­ti­co l'or­di­ne sus­se­guen­te; ma un tale or­di­ne da reg­ge­re l'uni­ver­so sen­si­bi­le, come del re­sto la pre­sun­ta “gran­de esplo­sio­ne”, pos­so­no ve­nir ori­gi­na­ti dal nul­la?
Tro­vo dif­fi­ci­le ri­con­dur­re al caso qual­si­vo­glia fe­no­me­no­lo­gia, tra le in­fi­ni­te che in que­sto uni­ver­so non cessano di stu­pirci per la loro ri­spon­den­za ad im­man­ca­bi­li fat­to­ri di or­ga­niz­za­zio­ne e con­ti­nu­i­tà; fat­to­ri pro­pria­men­te sor­gen­ti da quel «ba­ra­tro … pre­ce­den­te al co­smo» e pa­le­si te­sti­mo­ni nel­la no­stra di­men­sio­ne vi­ta­le-so­la­re di una on­ni­pre­sen­te azio­ne di­strut­ti­va­/ri­ge­ne­ra­ti­va, astro­lo­gi­camente ri­fe­ri­ta alla Pre­sen­za plu­to­nia­na.
Come con­ce­pi­re tan­ta ener­gia come una espres­sio­ne esen­te da qua­lun­que for­ma di Vo­lon­tà o In­ten­to? po­treb­be la vita tri­on­fa­re pe­ren­ne­men­te sull'im­man­ca­bi­le pro­ces­so di di­sfa­ci­men­to or­ga­ni­co, se non fos­se ali­men­ta­ta e di­ret­ta da un or­di­ne la­ten­te ed im­pli­ci­to? for­se per un caso re­i­te­ra­to?
Non sor­ge il dub­bio che tale in­can­de­scen­za di tri­lio­ni di gra­di, non sia che il ma­ni­fe­starsi di su­pre­ma IN­TEL­LI­GEN­ZA allo sta­to puro? Sì, di una MEN­TE scon­fi­na­ta che so­vra­sta ogni de­fi­ni­zio­ne e del­la qua­le cia­scun es­se­re è un com­po­nen­te (co­a­diu­va­to nel si­ste­ma so­la­re dal­la Ma­tri­ce net­tu­niana, a re­star in tema), an­che quan­do sten­ti a ri­co­no­scer­si tale!

Caos è po­ten­zia­li­tà, an­cor­ché la più scom­po­sta; il ter­mi­ne ca­o­ti­co ri­chia­ma su­bi­to alla men­te un in­ten­so, inar­re­sta­bi­le mo­vi­men­to, dal qua­le sol­tan­to può di­scen­de­re qua­lun­que for­ma di vita. Esso non sug­ge­ri­sce una con­di­zio­ne di sta­si iner­te, ma di in­ten­sa di­na­mi­ca. Di­na­mi­ca com­por­ta ener­gia e l'ener­gia in sé im­pli­ca sem­pre un pun­to di par­ten­za ed uno di de­sti­no dun­que ap­pa­re fi­na­liz­za­ta, come di­mo­stra la “gran­de esplo­sio­ne”; tut­ta­via non pri­vi­le­gia il caos né l'or­di­ne, è ener­gia e ba­sta; ne de­ri­va che il vet­to­re, l'in­tel­li­gen­za, è par­te­ci­pe di cia­scu­na del­le par­ti in moto, sin­go­lar­men­te e così come le ani­ma, le di­ri­ge nel flus­so ener­ge­ti­co (*!.
Ordine è per con­tro ri­co­no­sci­men­to e fun­zio­na­li­tà in atto. Lo stes­so pro­ces­so che ha dato for­ma al no­stro Uni­ver­so, rin­no­va co­stan­te­men­te ogni espres­sio­ne di vita in­di­vi­dua, con­sen­ten­dole di espan­der­si at­tra­ver­so l'ac­qui­si­zio­ne di co­strut­ti sem­pre più com­ples­si ed avan­za­ti.
Re­sterebbe al­lo­ra non dico da sco­pri­re, ma da com­pren­de­re, che cosa c'era “pri­ma” del Big Bang, cosa lo ab­bia pro­vo­ca­to e mes­so in sce­na, ge­ne­ran­do quel Caos dal qua­le [fi­sio­lo­gi­ca­men­te] pro­ve­niamo; cre­do sia ora di af­fron­ta­re que­sta do­man­da, chia­ve di vol­ta del­la re­al­tà sen­si­bi­le, in modo nu­o­vo e sce­vro dall'estro fan­ta­scien­ti­fi­co, non fos­se al­tro per il fat­to che al­cu­ne ri­spo­ste sono già per­ve­nu­te - gra­zie ad Es­se­ri il­lu­mi­na­ti, che han­no ama­to con­di­vi­de­re il per­cor­so del Ge­ne­re uma­no - an­che se per lo più ci si osti­na ad igno­rar­le.
Ten­tiamo dunque di im­ma­gi­na­re un Con­cer­to di scon­fi­na­ta po­ten­za, all'in­ter­no del qua­le un su­o­no stri­den­te ha man­da­to, ino­pi­na­ta­men­te, ese­cu­to­ri e stru­men­ti in fran­tu­mi tali da pro­pa­garlo a loro vol­ta; tanto da non la­sciar al­tra scel­ta che con­den­sarli pur nel di­sor­di­ne or­mai con­se­gui­to, per poi la­sciar­li esplo­de­re in uno spa­zio di ac­co­glien­za, pre­di­spo­sto a con­sen­ti­re la ri­con­qui­sta del­la li­ber­tà fun­zio­na­le che li con­trad­di­stin­gue nel­l'Amo­re dell'Eter­no.
Data l'estre­ma pro­fon­di­tà del ba­ra­tro, ciò può com­pier­si sol­tan­to at­tra­ver­so on­da­te pro­gres­si­ve, volte a ri­pri­sti­na­re un or­di­ne via via più af­fina­to: ecco de­li­ne­a­to il pro­ces­so che ac­com­pa­gna la Co­stru­zio­ne dell'Uni­ver­so nel quale ci troviamo - e del qua­le cia­scu­na in­di­vi­dua­li­tà è re­spon­sa­bi­le, per le sue scel­te e le sue azio­ni - ed il suo sta­to d'es­se­re ai vari sta­di di svi­lup­po.
In­tui­remo così che non vi può es­se­re ca­sua­li­tà né im­prov­vi­sa­zio­ne nel com­por­ta­men­to del­le com­po­nen­ti l'im­men­so qua­dro, es­sen­do ogni par­ti­cel­la ca­rat­te­riz­zata da una sua va­len­za pre­e­si­sten­te ed in­di­strut­ti­bi­le, per la qua­le esi­ste e con la qua­le vor­rà iden­ti­fi­car­si at­tra­ver­so i ci­cli (il tem­po) e sot­to la gui­da di Eoni, che si tra­du­co­no ai no­stri oc­chi in cam­pi gra­vi­ta­zio­na­li, ani­ma­tori di si­ste­mi stel­la­ri e ga­las­sie.
Tale è il pro­ces­so che ac­com­pa­gna la ma­te­ria sin dai suoi più in­fi­mi li­vel­li, in un'asce­sa ver­so stra­ti di con­sa­pe­vo­lez­za viep­più ele­va­ti e, come tali, or­di­na­ti e co­or­di­na­ti; tale è l'at­tua­zio­ne del Re­spi­ro Co­smi­co, che so­stie­ne la vita ali­men­tan­done l'im­pul­so, fino a re­sta­u­ra­re ­l'ar­mo­nia del­la per­fe­zio­ne to­ta­le.

Con­se­gui­men­to è la pa­ro­la chia­ve di tale sce­na­rio; ed il no­stro pro­ble­ma prin­ci­pa­le nel con­se­gui­re ri­spo­ste ri­sie­de a tutt'oggi pro­prio nel­l'esi­gen­za di ot­te­ner­le spie­gan­do tut­to quan­to a par­ti­re dal­la ma­te­ria, po­i­ché essa non è che un “pre­ci­pi­ta­to” fun­zio­na­le e prov­vi­so­rio del­la Re­al­tà che la pro­du­ce e non è, come si è in­dot­ti a pen­sa­re, sem­pre esi­stita né esi­ste ovun­que, nel­lo stes­so Uni­ver­so a noi no­to, con iden­ti­ca mo­da­li­tà; non è “la re­al­tà” dal­la qua­le trar­re ri­fe­ri­men­ti, ma anzi la più in­gan­ne­vo­le ir­re­al­tà; e non si im­pa­ra a vo­la­re cor­ren­do sul­le sole gam­be!
L'uni­ca spie­ga­zio­ne este­sa, fon­da­ta ed at­ten­di­bi­le, per quan­to ho con­sta­ta­to, la si può leg­ge­re in un do­cu­men­to che ho avu­to il pri­vi­le­gio di re­di­ge­re integralmente in elet­tro­ni­co (non di scri­ve­re: solo una pre­sen­ta­zio­ne ed al­cu­ne note espli­ca­ti­ve), es­sen­domi sta­to af­fi­da­to *) de­cen­ni or sono e che ho in­ti­to­la­to:

«Il Cono dell'Er­ro­re».
Se­di­cen­ti esper­ti han­no ri­fiu­ta­to di pren­dene vi­sio­ne, pro­ba­bil­mente per non ve­der com­pro­mes­se te­o­rie più o meno im­prov­vi­sa­te, ma i tem­pi stan­no mu­tan­do ra­pi­da­men­te; è a di­spo­si­zio­ne di chi lo ri­chie­da.

Più pic­co­lo del­la no­stra Luna, Plu­to­ne è il solo pia­ne­ta ester­no all'or­bi­ta di Mar­te ad ave­re con­for­ma­zio­ne roc­cio­sa. La sua or­bi­ta è tal­men­te ec­cen­tri­ca da in­ter­se­ca­re quel­la di Net­tu­no, con il qua­le in­ter­scam­bia per bre­vi pe­rio­di - in co­stan­te bi­no­mio con il suo sa­tel­li­te Ca­ron­te, tra­ghet­ta­to­re di ani­me (**) - il ruo­lo do­mi­nan­te di pia­ne­ta ester­no, come di mem­bra­na cel­lu­la­re del si­ste­ma; eser­ci­ta così un'in­te­ra­zio­ne gra­vi­ta­zio­na­le (non la chia­merei per­tur­ba­zio­ne) con le or­bi­te di Net­tu­no ed Ura­no, tale da aver con­dot­to alla sup­po­si­zio­ne del­la sua esi­sten­za, ap­pro­data a con­fer­ma nel 1930.
Pe­ral­tro è in pre­ci­sa ri­so­nan­za con l'or­bi­ta Net­tu­niana, con un rap­por­to di 1 ­/ 1.5.

tema:a t t r i b u t i
gior­niMar­te­dì (do­vrei quo­ta­re Ve­ner­dì
come gior­no del­la Ter­ra?).
domicilîAriete (diurno), Scorpione (notturno)

de­scri­zio­ne
La sco­per­ta e con­se­guen­te esi­gen­za di in­qua­dra­re il Pia­ne­ta più mi­ste­rio­so, la cui or­bi­ta de­li­mi­ta l'in­te­ro Si­ste­ma, sem­bra aver ac­cen­tua­to la ten­den­za a ro­vi­sta­re nel tor­bi­do, for­se in sin­to­nia con un'epo­ca sull'orlo del col­las­so, col­le­gan­do­lo a tut­ti i pos­si­bi­li ri­svol­ti che dal di­sor­di­ne con­du­co­no all'aber­ra­zio­ne pa­to­lo­gi­co-esi­sten­zia­le.
Ep­pu­re non vi è mi­ra­co­lo più gran­de e pie­no di in­se­gna­men­to di quel­lo che fa ri­sor­ge­re la fe­ni­ce dal­le pro­prie ce­ne­ri, la vita rin­no­var­si dal­le sue stes­se sco­rie. Così il buio cede il pas­so ad ogni nu­o­vo gior­no ed il pen­sie­ro lu­mi­no­so può trar­re co­scien­za da espe­rien­ze ma­tu­ra­te nel­la te­ne­bra.
Per sua stes­sa na­tu­ra, l'es­se­re in­car­na­to ten­de a mi­su­ra­re tut­to con il pro­prio me­tro; ma riu­scen­do per un solo at­ti­mo con il ne­ces­sa­rio di­stac­co a con­si­de­ra­re il Tut­to da una di­ver­sa pro­spet­ti­va, si ren­de­rebbe con­to che lo stes­so ci­clo del­la re­in­car­na­zio­ne - or­mai pros­si­mo ad es­se­re ap­pu­ra­to - non po­treb­be sus­si­ste­re al di fu­o­ri da tale pos­si­bi­li­tà e con esso l'evo­lu­zio­ne in­di­vi­dua­le, che non è mai sta­ta - e come po­treb­be? - il ri­sul­ta­to di com­bi­na­zio­ni ca­pric­cio­se o epi­so­diche di com­po­nen­ti del DNA.
Solo un pen­sie­ro sprov­ve­du­to può far co­e­si­ste­re da un lato strut­tu­re la cui or­ga­niz­za­zio­ne è tale da su­pe­ra­re a prio­ri ogni for­ma di uma­no in­tel­let­to e dall'al­tro quel prin­ci­pio di to­ta­le ca­sua­li­tà che le avreb­be con­giun­te ed as­sem­blate.

Il di­spo­si­to­re [dei beni] Plu­to­ne rap­pre­sen­ta tale pos­si­bi­li­tà, co­sì come l'in­fer­no plu­to­nia­no la con­cre­tiz­za. La pre­sen­za e l'azio­ne del Pia­ne­ta pre­ce­de ogni pos­si­bi­le at­tua­li­tà, ogni co­strut­to, ogni prin­ci­pio rap­pre­sen­tan­do egli stes­so l'ori­gi­ne del­le cose nel mon­do a noi noto, ma anche meno noto.
Dal bro­do pri­mor­dia­le alla re­al­tà fi­ni­ta, tut­to si con­fi­gu­ra pro­gres­si­va­men­te in ri­spo­sta alla sua pul­sa­zio­ne, or­di­na­tri­ce di ca­ta­cli­smi, scon­vol­gi­menti e rie­di­fi­ca­zio­ni di ogni ge­ne­re e por­ta­ta. Reca quin­di inat­tac­ca­bili e non sem­pre son­da­bi­li que­sti prin­ci­pi, tra­vol­gen­do con la sua pre­sen­za at­ti­va ogni pre­sup­po­sto [ap­pa­ren­te­men­te] con­tra­rio, ogni sor­ta di pos­si­bi­le in­te­res­se, se non quel­lo di un di­ve­ni­re fi­na­liz­za­to. At­tua un ide­a­le di so­prav­vi­ven­za de­ci­sa­men­te più po­ten­te del no­stro.
È il prez­zo da pa­ga­re per l'eman­ci­pa­zio­ne; for­se il ri­scat­to di sta­ti di co­scien­za spi­ri­tua­le adul­te­ra­ti da un er­ro­re pri­mor­dia­le o “l'Er­ro­re” ,di cui si par­la in mol­te lin­gue, ma di cui nes­su­no sem­bra ave­re co­scien­za, da che non ne con­ser­viamo ap­pa­ren­te me­mo­ria. Plu­to­ne non è in­fat­ti la meta ul­ti­ma, il tra­guar­do fi­na­le, ma un fun­zio­na­rio del­la Cre­a­zio­ne, qua­le ul­ti­mo oriz­zon­te del si­ste­ma so­la­re - quale formulazione del costrutto vi­ta­le - su­bi­to pri­ma di un “Im­men­so”, a sua vol­ta cir­co­scrit­to da ul­te­rio­ri pas­sag­gi.
Come può tra­dur­si una sif­fat­ta stra­vol­gente po­ten­zia­li­tà sul pia­no uma­no ed esi­sten­zia­le? Nel me­glio come nel peg­gio tut­to fa capo al suo tro­no, dal­la più pic­co­la par­ti­cel­la al suo stes­so con­te­nu­to po­ten­zia­le, ca­pa­ce di esplo­de­re e far esplo­de­re come di ge­ne­ra­re e ger­mi­na­re in­ces­san­te­men­te. In ogni bal­co­ne è pos­si­bi­le as­si­ste­re ad un seme por­ta­to dal ven­to che ra­di­ca e cre­sce fino a spac­ca­re il ce­men­to sen­za la mi­ni­ma pie­tà.
Quan­do una si­mi­le for­za si ap­pli­ca alle ten­den­ze uma­ne, bio­lo­gi­che e psi­chi­che e si ma­ni­fe­sta per loro tra­mi­te, at­tin­gen­do e rin­fo­co­lan­do quan­to di più pri­mi­ge­nio, pri­mi­ti­vo e ma­ga­ri ir­re­fre­na­bi­le vi al­berga, può sca­te­nar­si di tut­to, pro­prio per­ché in cia­scu­no di noi tali com­po­nen­ti se­di­men­tano per mil­len­ni, stra­ti­fi­ca­te nei re­ces­si più in­col­ti dell'ani­ma, in at­te­sa di ret­ti­fi­ca ed epu­ra­zio­ne.
Guar­dia­no del­la so­glia del me­ta­fi­si­co, Plu­to­ne può ac­cor­da­re pos­si­bi­li­tà e stru­men­ti inim­ma­gi­na­bi­li a chi vi ac­ce­de.
Così mol­ti de­gli er­ro­ri com­mes­si ven­go­no ri­pe­tu­ti, ad­den­san­do nu­o­vi osta­co­li alla ri­sa­li­ta. Dal fu­o­co pri­mor­dia­le al pe­tro­lio, dal­le ato­mi­che ai ge­no­ci­di la sto­ria non le­si­na esem­pi.
Cre­do che la pri­ma le­zio­ne da ap­pren­de­re da que­ste ba­si­la­ri pre­mes­se ri­guar­di so­prat­tut­to ciò che non si do­vreb­be az­zar­da­re. La se­con­da, sem­pre per suo tra­mi­te, è il sen­so del gran­de sa­cri­fi­cio ri­ge­ne­ra­to­re che egli stes­so met­te in onda di era in era; ve­i­co­lo del­la Com­pas­sio­ne, è com­pas­sio­ne Esso stes­so.

Un Plu­to­ne ben mes­so ci ga­ran­tirà for­za e­/o ri­sor­se per la vita; un Plu­to­ne leso è in­di­ce di un ec­ces­so o una de­via­zio­ne nell'im­por­re il no­stro VO­LE­RE, o di un abu­so di po­te­re, al qua­le do­vre­mo por­re ri­me­dio, o che do­vre­mo evi­ta­re nei casi di Tran­si­to.
Per quan­to as­so­lu­ta si pro­pon­ga tale For­za in­fat­ti, nep­pu­re essa po­trà mai pre­va­ri­ca­re le leg­gi di equi­li­brio ed ar­mo­nia che re­go­la­no l'in­te­ro uni­ver­so, alle qua­li deve la sua es­sen­za.

L'ali­to dei suoi Tran­siti è come un sus­sur­ro, dal tim­bro len­to e gra­ve, che non si ri­pe­terà due vol­te, dato che il suo pe­rio­do di ri­vo­lu­zio­ne vede sfi­la­re set­te gran­di ci­cli di Ma­e­stri dei De­cani, nell'arco di 252 anni. At­tri­bu­ir­gli l'in­fer­no solo per­ché può evo­carlo nell'uomo è solo un modo dell'uma­ni­tà per non af­fron­ta­re se stes­sa; come gli al­tri Pia­ne­ti, an­che Plu­to­ne è uno spec­chio del no­stro es­se­re.

Rap­pre­sen­ta il po­te­re oc­cul­to e/o segreto nel­la so­cie­tà, che può espri­mer­si in for­me sva­ria­te ma sem­pre im­pe­ran­ti, dai set­to­ri dell'eco­no­mia, del­la po­li­ti­ca, del­le stra­te­gie bel­li­che; per tale pre­sen­za na­sco­sta, la sua azio­ne va ri­scon­tra­ta ne­gli agen­ti di co­o­pe­ra­zio­ne im­per­so­na­ti da al­tre fi­gu­re pla­ne­ta­rie e nel­la di­spo­si­zio­ne del tema. Vulcani e terremoti ne sono un´espres­sio­ne di gran­de at­tualità.

L'in­se­gna­men­to
An­che se mi­liar­di di anni ci se­pa­ra­no an­co­ra dal­la li­ber­tà, oc­cor­re con­ce­pi­re la di­men­sio­ne ma­te­ria­le come uno sta­to tran­si­to­rio, una con­di­zio­ne di pre­sti­to, vol­ta a per­fe­zio­na­re una de­fi­ni­ti­va pre­sa di co­scien­za; in fon­do è quel che già si ve­ri­fi­ca per cia­scun es­se­re in­car­na­to, nel pur bre­ve e ri­stret­to ci­clo di ogni espe­rien­za. Per di più all'in­ter­no di tale tran­si­to, quel­la che chia­miamo ma­te­ria è de­sti­na­ta ad at­tra­ver­sa­re tra­smu­ta­zioni im­pen­sa­te; i pros­si­mi de­cen­ni ne po­treb­be­ro for­ni­re do­cu­men­to ap­prez­za­bi­le, con l'af­fac­ciar­si del­la quin­ta di­men­sio­ne alla con­sa­pe­vo­lez­za diur­na, ren­den­doci par­te­ci­pi di rin­no­va­ti pia­ni del­la na­tu­ra.

In ve­ste di di­strut­to­re, Plu­to­ne ci in­vi­ta a spe­ri­men­ta­re ed in­ter­pre­ta­re la vita fi­si­ca come uno sta­dio di tran­si­zio­ne, ga­ran­te di una più ele­va­ta re­a­liz­za­zio­ne non con­di­zio­na­ta dai li­mi­ti del­l'ine­vi­ta­bi­le ca­du­ci­tà. È or­mai noto che pres­so al­tri li­vel­li su­pe­rio­ri di que­sto Uni­ver­so fi­ni­to (quel­lo in­fi­ni­to è al­tra cosa) han­no luo­go con­di­zio­ni di vita as­sai più per­fe­zio­na­te e du­ra­tu­re di quel­la uma­na, tut­ta­via re­sta un non­sen­so ri­cer­ca­re l'im­mor­ta­li­tà, an­che quan­do i con­fi­ni del­la mor­te sem­bra­no es­se­re sta­ti sca­val­cati su que­sto stes­so pia­ne­ta da ra­ris­si­mi ini­zia­ti, po­i­ché nes­su­no sta­to di esi­sten­za fi­si­co può sup­pli­re di per sé alla to­ta­le li­ber­tà dell'es­se­re, né que­sto è il tra­guar­do di qual­si­vo­glia esi­sten­za nel­la di­men­sio­ne ral­len­ta­ta, già di per sé de­sti­na­ta a ri­sol­ver­si.
In ve­ri­tà ogni es­se­re pro­vie­ne da uno sta­to di eter­ni­tà in­di­strut­ti­bi­le, al qua­le non deve far al­tro che ri­con­dur­re la pro­pria co­scien­za; non si af­fi­na al­cun bi­so­gno o van­tag­gio nel con­se­gui­re l'im­mor­ta­li­tà del cor­po nel cor­so di una sin­go­la vita! bi­so­gna in­ve­ce ab­bat­te­re ogni for­ma di ma­lat­tia, ma è tutt'al­tra que­stio­ne: si trat­ta di im­pa­ra­re a com­por­tar­si in modo da non ab­bre­via­re la vita, più che di for­zar­ne il pro­lun­ga­men­to.
Vor­re­sti for­se tu che mi leg­gi vi­ve­re in eter­no sem­pre nel­lo stes­so pa­e­se e ne­gli stes­si abi­ti (per non dir cer­vel­lo e pen­sie­ri), sa­pen­do che il cam­po di espe­rien­za al­ter­na­ti­vo è il­li­mi­ta­to?

L'in­se­gna­men­to di Plu­to­ne quin­di è su­pe­ra­re, su­bli­ma­re.
Non il su­pe­ra­men­to mar­zia­no, com­bat­ti­vo e pur ne­ces­sa­rio, ma su­pe­ra­men­to in­te­rio­re, ap­pli­ca­to e ri­vol­to alle av­ver­si­tà de­ri­van­ti dal di­sfa­ci­men­to e dal­le con­trad­di­zio­ni che ne sor­go­no; su­pe­rio­ri­tà con­se­gui­ta, con ele­gan­za e no­bil­tà d'ani­mo e di azio­ne; e com­pas­sio­ne. In una parola, ricreare




*! ) Per­si­no nell'estra­zio­ne di nu­me­ri da una ruo­ta si ma­ni­fe­sta un'In­tel­li­gen­za! ep­pu­re è con­si­de­ra­ta una suc­ces­sio­ne tal­men­te ca­sua­le da in­con­tra­re dif­fi­col­tà a si­mu­larla…
* ) Il do­cu­men­to, frut­to di esplo­ra­zio­ne in­ter­di­men­sio­na­le fino ai con­fi­ni dell'in­vi­si­bi­le, da par­te di Chi ave­va tut­te le fa­col­tà per po­ter­la ef­fet­tua­re, de­scri­ve con det­ta­gli scon­cer­tan­ti (sen­za pre­ce­den­ti in al­cu­na tra­di­zio­ne, re­li­gio­ne, di­sci­pli­na o filosofia) la fo­la­ta di ri­bel­lio­ne che ha man­da­to a car­te qua­ran­tot­to par­ti di un me­ra­vi­glio­so Mo­sa­i­co; ri­spet­to al qua­le però ogni tes­se­ra con­ser­va la me­mo­ria del­la sua po­si­zio­ne-fun­zio­ne come un'ina­lie­na­bi­le in­for­ma­zio­ne con­ge­ni­ta, po­i­ché è la sua es­sen­za che la fa es­se­re quel­la che è e sa­rà in eter­no, di­stin­guen­dola per l'uni­ci­tà an­che nel caos che ne è se­gui­to.
Nes­su­na tes­se­ra può so­sti­tu­ir­si ad al­tra nell'inef­fa­bi­le mare dello Spazio del­l'E­si­sten­za (che non è l'Uni­ver­so che co­no­scia­mo). Di fat­to, solo ri­con­qui­stan­do ognu­na il pro­prio po­sto il qua­dro sarà di nu­o­vo ac­ces­si­bi­le nel­la sua pie­nez­za su­bli­me. È Ve­ri­tà dura da sop­por­ta­re; ma è an­che la sola che per­met­ta di ab­brac­cia­re, con lo sguar­do e con il cu­o­re, un così va­sto ter­re­no di con­trad­di­zio­ni e sof­fe­ren­ze.
Tut­to il re­sto è solo sup­po­si­zio­ne, o fan­ta­sia tec­ni­ci­stica; e non vi è cer­to bi­so­gno di di­mo­strar­lo, che l'im­pron­ta del Cre­a­to­re è pre­sen­te in ogni cel­lu­la di ogni sua cre­a­tu­ra; o l'in­ge­nu­i­tà è tal­men­te gran­de da pre­su­me­re di aver­lo po­tu­to sco­pri­re?

** ) E dove al­tri­men­ti avreb­be po­tu­to col­lo­car­si tale man­sio­ne, se non all'estre­ma pe­ri­fe­ria del mon­do in cui esi­stiamo, nell'anel­lo che tut­to av­vol­ge?
L'am­bien­te ac­ca­de­mi­co, no­no­stan­te il di­scre­di­to con cui si com­pia­ce di adom­bra­re ogni co­no­scen­za al­ter­na­ti­va, non ha mai ri­nun­cia­to al fa­sci­no di adot­ta­re per i suoi nu­o­vi stru­men­ti e sco­per­te nomi ere­di­ta­ti dal­la mi­to­lo­gia an­che se, stan­ti i suoi con­fi­ni uf­fi­cia­li, non può spin­ger­si ol­tre tale vez­zo.
Sia che si trat­ti di sem­pli­ce ro­man­ti­ci­smo, o di un'i­stin­ti­va per­ma­nen­za ra­di­ca­ta nel sub­con­scio di es­se­ri in evo­lu­zio­ne, l'in­sie­me di tali de­fi­ni­zio­ni con­ti­nua ad at­te­sta­re una ri­spon­den­za astro­lo­gi­ca ine­qui­vo­ca­bi­le, la qual cosa la­scia spe­ra­re che ogni di­sac­cor­do sia solo un ef­fet­to pas­seg­ge­ro, da gio­va­ne età.